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Chi sono i piemontesi? (Parte Prima)

Quali sono le origini degli abitanti indigeni delle terre piemontesi, e soprattutto da quali popoli antichi essi discendono? Chiunque si sia interessato di identità e cultura locale avrà senza dubbio incontrato questa questione e anche innumerevoli tentativi di risposta più o meno basati su fonti e dati attendibili. La domanda non è estranea neppure al pagano tradizionalista, il quale volendo seguire la via al divino dei propri antenati necessita prima di tutto di conoscere la propria ascendenza, con la consapevolezza delle culture antiche alle quali i suoi antenati appartenevano, nella maniera più precisa possibile.
Infatti, per quanto i popoli attuali, nella forma che conosciamo, si siano formati a partire dal Medio-Evo (come entità auto-consapevoli e denominali)1 essi derivano da combinazioni di specifiche popolazioni antiche, che attraverso identità etno-linguistiche hanno trasmesso particolari approcci al sacro. In Italia, inoltre, la composizione genetica è pressoché simile a quella di epoca preromana, con pochi e locali mutamenti alto medievali, e ricombinazioni interne. È sicuramente da rilevare che l’identità culturale non è sempre esattamente coincidente con quella etnica e religiosa; tuttavia, specialmente nel mondo antico l’aderenza ad una religiosità era specificatamente identificata con un popolo di appartenenza (la via dei greci, la via dei romani, la via dei celti ecc.).
Dunque, la conoscenza di questa appartenenza può gettare luce, almeno in parte sulle vie seguite dagli antenati e aiutare ad orientarsi di conseguenza. Per i lettori non piemontesi e non cisalpini l’esposizione può essere tuttavia esemplificativa e fungere da esempio metodologico da adottare per investigare l’etnogenesi dei propri popoli di riferimento e dei propri antenati. In questo senso, vogliamo iniziare una serie di articoli che tenteranno di rispondere a questa domanda, ovvero chi erano i nostri antichi in Piemonte, iniziando dopo una disamina terminologica, ad analizzare i dati archeologici, seguiti da quelli storici, e dopo aver accennato a quelli fenotipico-impressionistici, terminare con i dati comparati del DNA antico e moderno. In sintesi, lo scopo di queste righe sarà quello di definire nella maniera più onnicomprensiva possibile il popolamento antropico e le relazioni culturali che hanno portato all’etnogenesi dei piemontesi.
Piemontesi e Piemonte
I piemontesi sono la popolazione nativa delle terre della Cisalpina2 Occidentale, che a partire dall’inizio del XI secolo, è stata identificata come Piemonte. Queste terre, quelle del Piemonte geografico, inizialmente risentivano solo della propria posizione orografica, ovvero di essere le terre direttamente sotto o ai piedi dei monti alpini occidentali.
In maniera altamente ipotetica si può supporre che il nome latino Pedemontium, da Pede-monte, ‘ai piedi dei monti’siala traduzione di un nome di sostrato celtico con lo stesso significato. Questo si indurrebbe dalla comparazione con dei toponimi dallo stesso significato trovati in Francia come, per esempio, il francese Brizay < gallico Briotreide. Nel glossario di Glossario di Vienna (VIII secolo) si traducono Brio come ‘monte’ e treide come ‘pede’, riportando Briotreide al proto-celtico <*Brĭgŏtrĕgĕt-ĕ(m) < *Brĭgŏtrĕgĕs < *Brĭgŏ-trĕgĕs. Traccia di questa radice si avrebbe nella parola piemontese brich ‘colle, montagna’ a sua volta dal proto-celtico < *Brĭg-ŏ.
Tra le prime menzioni del Piemonte abbiamo nel 1075 tra le donazioni della contessa Adelaide di Susa moglie di Oddone di Savoia l’indicazione di una terra "Repellum appellatum, quod ad pedem montium in alto firmatur in monte Brac nominato", ovvero Revello, nell’ attuale Piemonte meridionale. Nel 1248, invece, l’imperatore Federico II afferma di essere "in partibus pedemontis” ovvero nel territorio di Vercelli, attuale Piemonte centro-orientale. Successivamente dal finire del XIII secolo ma soprattutto dal XVI secolo il termine Piemonte ha iniziato ad identificare i domini della casata nobiliare dei Savoia che dalla omonima Contea transalpina della Savoia, si era mossa alla conquista ed unificazione anche di queste terre propriamente cisalpine. Da allora si può parlare di un "Piemonte politico", con confini più precisi di quello genericamente geografico.

Gallia Cisalpina, Cellarius 1721.

Il “Piemonte politico” così si espanse a spese dei territori che durante tutto il Medioevo erano generalmente chiamati “Lombardia”. Questo termine, infatti, si sovrappose al termine Cisalpina, nell’indicare le terre a Nord della Penisola Italiana ed ha a che fare con la popolazione longobarda, in maniera simile a come la popolazione dei franchi diede il proprio nome all’attuale Francia (da “Franchia”), prima chiamata Gallia Transalpina. È altresì vero che molte terre, con i rispetti linguaggi e popolazioni si sono auto-considerate lombarde ancora fino al XVI secolo, terre che oggi riconosciamo pienamente come piemontesi. Dunque, per evitare ambiguità terminologiche riteniamo più funzionale usare il termine Cisalpina per indicare a livello geografico generale le terre a Nord della Penisola Italiana incluse nell’anfizona del Po, mentre a livello etno-linguistico esse possono essere divise in vari modi seguendo soprattutto i maggiori centri di koinizzazione e di innovamento linguistico, ovvero Torino per il piemontese, Milano per il lombardo e Venezia per il veneto3.
In questo modo, a partire dai resti del Regno longobardo, ma soprattutto dai secoli XV-XVI possiamo parlare di cisalpini occidentali o piemontesi, di cisalpini centrali o lombardi, e di cisalpini orientali o veneti. Questo perché più le entità statali della Contea di Savoia (poi comprendente anche il Piemonte) e della Repubblica di Venezia con le loro rispettive lingue e culture peculiari si rafforzavano più perdeva forza gradualmente una comune denominazione lombarda per tutta la Cisalpina. Nascevano così i sensi di identità locale piemontese e veneta.
Successivamente, dopo il XVII secolo Il dominio sabaudo nella sua massima estensione venne poi a comprendere anche territori non etnicamente contigui con la Cisalpina Occidentale, come la Sardegna, ma il nucleo etnico si consolidò in quello che possiamo chiamare “Piemonte proprio” incentrato sulla capitale Torino ed indicante l’area piemontesofona, o se si vuole, l’area dalla quale alcune innovazioni linguistiche della lingua padana comune si diffusero in concomitanza con i confini politici e il prestigio dello stato sabaudo. Questo “Piemonte proprio” va più o meno indicativamente dalla Savoia al Sesia, sfumando linguisticamente a Sud-Est verso l’Oltrepò Pavese e la Liguria e a Sud-Ovest e a Ovest verso le valli occitane. Altre zone transizionali tra “Piemonte proprio” e “Piemonte politico” sono quelle chiamate storiograficamente Lombardia sabauda, ovvero la provincia orientale di Novara, e il Verbano-Cusio-Ossola.
Dopo il 1861, con l’Unità d’Italia il Piemonte politico ha cessato di esistere come entità indipendente, rimanendo a livello ufficiale sotto forma di provincie separate a scopi statistici, come la provincia di Torino, e quella di Novara. Nel 1970 la Repubblica Italiana ha riorganizzato le regioni creando nuovamente un Piemonte, una Lombardia, un Veneto ecc., in senso moderno, e non comprendendo nessuna entità amministrativa pan-cisalpina. In ogni caso l’eredità storica del Piemonte come terra e popolo permane e si origina, come vedremo quantomeno a partire dal primo o secondo millennio Prima dell’Era Comune.

Attuale regione Piemonte, con territori storici in colori diversi.

Fatta questa premessa, ovvero identificati i confini del Piemonte, procederemo ora retrospettivamente per osservare quali proto-popolazioni, culture archeologiche e popoli abbiano abitato il Piemonte per primi, e in che modo abbiano influenzato l’origine dei nativi piemontesi. Ad ogni modo si consideri che i piemontesi non devono essere considerati totalmente separati dalla restante cisalpina in quanto il continuum etnico locale e circum-alpino non rappresenta delle rotture nette ma un cambiamento graduale, seppure con alcune peculiarità.

1: Con tutte le eccezioni del caso, da valutare singolarmente.
2: Utilizziamo il termine Cisalpina come aggettivo sostantivato da Gallia Cisalpina, “Gallia al di qua della Alpi”, il nome con cui i romani chiamavano le terre comprese tra la l’Appennino e le Alpi. La sostantivizzazione permette l’inclusione anche delle popolazioni di origine ligure, retica, e venetica e dei loro discendenti, non focalizzandosi dunque tanto su “Gallia” quando su “Cisalpina”, terra al di qua delle Alpi. Il termine “Italia” Cisalpina, per quanto da noi stessi utilizzato in altre sedi, può essere qui di confusione, in quanto non vi è ad oggi un’altra “Italia” al di là delle Alpi. Cisalpina rimane dunque il nome più antico per identificare queste terre (almeno dal II secolo Prima dell’Era Comune. Il termine padano viene utilizzato come aggettivo per indicare le terre unicamente pianeggianti della Cisalpina in contrasto con quelle montane e collinari.
3: Non entreremo nel dettaglio in questa serie né per quanto riguarda la Liguria, l’Emilia e la Romagna, né il Friuli e il Trentino. Similmente escluderemo da questo studio la Valle d’Aosta e la Savoia perché per quanto parte del Piemonte politico dagli albori del XI secolo ed etnicamente simili dall’Età del Ferro esse risentono di uno sviluppo linguistico parzialmente o del tutto diverso durante il Medioevo, e un isolamento genetico che non rendono esemplificativa la situazione in comparazione con le restanti terre pedemontane.
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